
Gli inizi
La nostra e’ la storia di un gruppo di amici che conosciutisi negli anni pionieristici del windsurf a Riccione, fine anni 70 primi anni 80 avevano preso l’abitudine di ritrovarsi, anche nelle noiose giornate in cui il vento latita, alla scuola del Surf Paradise gestita da Flavio Pelliccioni e soci.
Attorno a questo sport si consolidò l’amicizia, nata ritrovandosi in mare fra le onde poi a riva sotto la doccia a vantarsi ognuno dei propri progressi. Poi la sera a bere una birra insieme alle fidanzate o ad altri amici non surfisti, e ancora le vacanze insieme al lago di Garda in Sardegna Spagna Francia Portogallo Canarie a caccia di luoghi ventosi.
Ma un bel giorno cominciarono i cambiamenti nella struttura fino allora dedicata esclusivamente allo sport e che in un mese si trasformò in un bar ristorante con conseguente drastico ridimensionamento spazi per il rimessaggio tavole e vele oltre ad altre varie difficoltà logistiche in nome di ben più lucrative attività magnerecce. Ciò creo molto malumore fra noi soci, al punto che ci suonò un campanello in testa e che capimmo che mancava pochissimo allo sfaldamento del nostro gruppo. Ci impegnammo a cercare in qualsiasi modo di non disperdere quella che era diventata una compagnia bellissima. Fu Roberto Ghinelli che poi il lavoro e gli impegni sociali hanno un po’ allontanato dalla spiaggia ad avere l’idea: la ex Colonia Reggiana, non più utilizzata e di proprietà del Comune di Riccione. Provammo a chiederne una piccola parte come sede del club in costituzione all’assessore allo sport Eugenio Pacassoni che gentilissimo ascoltò le argomentazioni e diede il suo benestare. Accadde così che in una mattinata di fine giugno del 1989 aprimmo le porte di quello che era ad un passo dal diventare una splendida realtà: il Vela Club Marano.
Ma non sapevamo ancora quello che ci stava aspettando. Agli occhi di coloro che primi varcarono la soglia della colonia ormai abbandonata da più di un anno si presentò uno scenario a dir poco apocalittico. Anzitutto l’odore, un fortissimo e nauseabondo tanfo di escrementi che ci mozzò il fiato, poi nella penombra degli stanzoni che in un tempo non lontano avevano risuonato delle grida allegre di centinaia di bambini felici trovammo, in un guazzabuglio di letti sfatti, effetti personali dispersi a terra, stracci e generi alimentari vari l’origine inconfutabile di tale fetido odore che violentava le nostre narici ben più avvezze al salmastro dell’Adriatico che non agli escrementi umani.
Scappammo fuori a riprendere il fiato, qualcuno forse intimorito dall’idea di dovere fare i conti con chissà quale feccia di inquilini avanzò l’idea di lasciare perdere tutto quanto. Fu allora che Renato Zarabara prese in mano la situazione e si inoltrò con un badile in mano scomparendo nel buio misterioso della colonia e tutti lo seguimmo intrepidi. Aprimmo le finestre per dare un po’ di luce fresca agli stanzoni, poi vincendo la nausea ed il timore di fare la conoscenza con qualcuno degli sgraditi ospiti cominciammo di buona lena a liberare i locali da tutte le suppelletili ormai sfasciate dal passaggio di chissà quali orde di barbari distruttori.
Naturalmente creammo un po’ di trambusto e dopo qualche minuto facemmo la conoscenza del bagnino della zona vicina il generoso Armando che ci spiegò come la colonia fosse diventata un ricettacolo di tossici e delinquenti di vario genere con ovvie ripercussioni per la vivibilità della spiaggia prospiciente in special modo alla sera quando l’oscurità celava i traffici di droga, commerci a sfondo sessuale, spartizioni di loschi bottini, regolamenti di conti ecc. Più di un mese ci volle per rendere praticabile la zona che avevamo scelto e per costruire a nostre spese tutto ciò di cui avevamo bisogno immediato: rastrelliere per le tavole, ganci per appendere le vele, bagni , docce, spogliatoi… L’Amministrazione Comunale intanto stava cominciando a sistemare delle robuste inferriate a porte e finestre per stroncare una volta per tutte il flusso inarrestabile di loschi figuri che continuavano ad entrare ed uscire indisturbati a tutte le ore: dai tossici inoffessivi e sbandati di ogni categoria, fino ai più pericolosi tunisini organizzati in bande ed armati di tutto punto. Più volte dovemmo fare ricorso al sollecito aiuto del buon Armando ed un paio di volte fummo costretti a richiedere l’intervento dei Carabinieri che dopo una meticolosa perlustrazione all’interno della colonia riuscirono a fare sloggiare circa una cinquantina di persone dall’aspetto poco raccomandabile che per loro stessa ammissione vivevano da mesi nelle stanze ai piani superiori.
Alla fine dopo varie peripezie e riuscimmo ad inaugurare il club.
Redigemmo lo statuto eleggemmo un Presidente ed un Consiglio Direttivo: il sogno si era avverato. Era il mese di luglio 1989. Un amico ci regalò un cucciolo di pastore tedesco: lo chiamammo Hombre e lo eleggemmo a guardiano del Club. Finiti i lavori di sistemazione ci accorgemmo che gli spazi a nostra disposizione erano enormi e quindi decidemmo di accogliere altri surfisti che nel frattempo avevano chiesto di essere ammessi. Dopo poco più di un anno eravamo passati dagli originari 12 soci Fondatori a circa 80 Soci fra Ordinari e Simpatizzanti che pur non essendo surfisti amavano il Club come punto di ritrovo. Lo scopo era raggiunto: mantenere il gruppo di amici e se possibile ampliarlo. Abbiamo così meritato la fortuna di godere negli anni successivi di uno degli ultimi tratti di spiaggia incontaminata della Riviera Romagnola dando sfogo alla nostra passione per il mare, il tutto con la massima libertà.
Il Vela Club Marano oggi è Windsurf , Vela, Kitesurf e Beach Party.